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No Community no Party: da manager a community builder

Da Manager a Organizzatore di Comunità: creare, sviluppare e gestire comunità. Questa è la sfida prioritaria di ogni manager.




Il valore di una organizzazione


Oggi il valore delle organizzazioni sta in due parole e nei concetti che esse rappresentano: Comunità e Continuità.

In tale prospettiva la mission di ogni manager consiste nel creare comunità e gestirle in modo che siano continue nel tempo. Questo è ciò che intendiamo con il termine Community Manager (Organizzatore di Comunità).


Con Comunità intendiamo una pluralità di comunità: le comunità dei dipendenti e delle loro famiglie, degli azionisti, dei clienti, dei fornitori, degli stakeholders ed altre ancora.

La dinamicità che caratterizza questo particolare momento socio-economico, nel quale la complessità cresce esponenzialmente giorno per giorno, impone infatti alle organizzazioni la duplice necessità di creare continuamente nuove comunità e di rivisitare e rivitalizzare quelle già esistenti, al fine di realizzare un contesto nel quale le persone possano condividere obiettivi e valori (“cosa raggiungere, ma anche come raggiungerlo”), scambiarsi conoscenza, valorizzare la propria diversità.


Il senso della Comunità nell'organizzazione


In tale prospettiva la comunità non si identifica quindi solo con l'azienda, l'ufficio o una particolare categoria professionale, bensì con una pluralità di comunità che si intrecciano e si interconnettono. Non parleremo più di singole persone che stipulano un contratto di appartenenza con una specifica comunità, ma della possibilità che ogni persona aderisca a più comunità, perché ne condivide i valori.

Questo modo di "creare e gestire comunità" non implica la fine della soggettività, al contrario, la sua esaltazione: è l'individuo che entra nelle sue comunità con tutto il patrimonio di valori e conoscenze che possiede, per metterlo a disposizione di altri individui, che, a loro volta, gli restituiranno altri valori e altre conoscenze. L'individuo non si annulla, ma si esalta, secondo il principio che il risultato dell'aggregazione è superiore alla somma delle parti.


Dal punto di vista pratico le comunità, che un manager deve costruire e gestire, possono essere molteplici. Possono svilupparsi all’interno della propria organizzazione, attorno ai diversi progetti e processi; all’esterno, tra l’organizzazione stessa e i suoi clienti; con gli stakeholders (singolarmente o con gruppi di essi) etc.

All’interno dell’organizzazione dobbiamo, ad esempio, immaginare non più categorie rigide (agganciate al solo organigramma), ma un sistema liquido e dinamico, simile a un insieme di bolle che si aprono, includono, cambiano dimensione e, talvolta, si chiudono.


Non si tratta semplicemente di gestire un processo o un progetto, ma di gestire le relazioni che si creano o si dovrebbero creare attorno ad essi, di fare in modo che ogni persona senta come propria la comunità in cui è chiamata ad entrare, ne comprenda il senso, i valori e gli obiettivi ed applichi tutte le sue capacità per farla funzionare.


Costruire e gestire le comunità


In tale ottica, dirigere un’organizzazione significa dirigere un insieme di comunità, aumentando il valore prodotto da ognuna di esse, grazie ad un’elevata capacità di osservare, indirizzare e sfruttare le interconnessioni che si sviluppano, tra singoli e singoli, tra singoli e gruppi e tra gruppi e gruppi. Come il direttore d'orchestra che, per ottenere l’esecuzione, deve guidare e indirizzare al contempo i singoli strumentisti, i gruppi di chi suona strumenti simili e, infine, l’insieme dell’orchestra.


Ogni organizzazione ha un senso solo se porta del valore a un gruppo di comunità che ad essa sono collegate. Se, da un lato, ci sono gli interessi di tutti gli stakeholders e delle comunità che essi rappresentano o di cui fanno parte, dall'altro, occorre fare i conti con uno scenario in cui i mutamenti geopolitici, quelli economici e ambientali determinano - in continuazione- diversi assetti di vincoli e, al contempo, nuove opportunità.

I manager si trovano quindi a dover affrontare una doppia complessità, che li obbliga a fare sintesi degli interessi – anche contrapposti - di tutte le comunità con cui sono in contatto e ad affrontare uno scenario liquido, caratterizzato da rischi e opportunità variabili.


ll manager chiamato a gestire una simile complessità dovrà essere in grado di rispondere alle seguenti richieste:


  1. cogliere la diversità e valorizzare le individualità di ogni singola persona, ma al contempo armonizzare il gruppo e integrare ognuno in un comune sentire (una condivisione di valori e obiettivi);

  2. delineare i confini di ogni singola comunità, esaltandone i tratti distintivi ed esplicitando valori e principi, ma al tempo stesso favorire la connessione e la contaminazione di ogni comunità con le altre;

  3. valutare ognuno come singolo individuo portatore di uno specifico interesse e comprenderne le esigenze, ma favorire lo spirito altruistico, spingendo ognuno ad essere giver e non taker.


Si troverà inoltre ad operare all’interno di una realtà in continuo mutamento.



Nuove capacità e competenze


In tale contesto e con questa finalità, come può un manager aumentare la propria capacità? Verso quali linee di sviluppo può indirizzare la propria conoscenza?

La nostra risposta è semplice, ma non scontata: attraverso il ritorno alle origini, alle fondamenta della civiltà.

Lo sviluppo tecnologico ha infatti permesso di ridurre lo sforzo sui processi tecnici e apre molte opportunità di intervento su aspetti finora trascurati, ma che stanno alla base della società: il linguaggio, con le regole di convivenza, e la creazione di relazioni.

Si tratta di elementi essenziali, ai quali si è anteposta, per pigrizia o per scarsa capacità di analisi, la necessità di concentrarsi su altri aspetti di processo sia tecnologico che organizzativo: ci si è, di fatto, dimenticati di porre al centro la persona e i suoi bisogni. Tali bisogni consistono nel poter vivere ed operare in un contesto chiaro, nel quale linguaggio e regole siano semplici, alla portata di tutti e alla luce del sole e nel quale poter esprimere il massimo della propria potenzialità nelle relazioni con gli altri.

La psichiatra Mara Selvini Palazzoli sostiene che l'essere umano costruisce delle relazioni per trovare in esse sia il premio che il senso della propria esistenza: lo stesso vale per le organizzazioni. Un'organizzazione ha senso se riesce a creare delle relazioni al proprio interno e all'esterno, se riesce a stimolare relazioni tra i propri collaboratori e tra essi e i clienti, i fornitori e gli stakeholder.


E, credete, non esistono persone che non cercano relazioni; esistono solo diversi modi di cercarle, gestirle e svilupparle. Noi ne abbiamo individuati sei, che sono i nostri draghi, ma questa è un'altra storia, la storia dei Draghi per l'appunto.


NB. I sei Draghi sono la metafora dei sei stili relazionali su cui si struttura il modello di lavoro per le persone e le organizzazioni di Energeticoaching.

Info qui e via mail: eco@energeticoaching.it .... o aspettare i prossimi post!





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