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SUB e SUBCONSCIO: secondo click !

Mar Rosso. Berenice. Deserto e Barriera Corallina. In vacanza con pochissime altre persone la spiaggia, il mare, il vento .. è tutto per me! Un vero lusso. Niente Centro Diving, ma un simpatico egiziano che descrive la conformazione del reef, i punti di accesso, le tipologie di pesci e coralli e i percorsi più o meno facili da seguire. L’acqua è calda e poco profonda, il sole alto, non serve molto: pinne, maschera e boccaglio sono gli strumenti giusti per entrare in mare. Andiamo. Vado. Che gioia !

Ogni giorno, in coppia o in gruppo, mi immergo e vado, sempre più lontano, sempre più giu. Un pomeriggio avverto qualcosa di diverso. C’è tensione tra le persone, forse il vento più forte del solito, le onde decise, la corrente intensa tanto da ridurre la visibilità in alcuni punti. Stare in superficie in queste condizioni non è semplice, ma qualche metro più sotto il mondo si calma e si lascia scoprire.

Dopo aver inseguito una tartaruga riemergiamo e ci riendiamo conto di aver perso ogni riferimento : non si vedono più le boe di accesso ai varchi di sabbia. Il sole è accecante, la marea sta salendo e il tempo passando. La spiaggia sembra un miraggio lontano. Il piccolo gruppo perde di coesione: qualcuno è stanco e preoccupato, qualcuno confuso, qualcuno arrabbiato. La tensione cresce e diventa paura. Tutti vogliono tornare a riva! Avverto la difficoltà, anche a me sembra di essere immobile, in balia del mare.

Non ho soluzioni.

Sono solo consapevole del panico che sta attivando i miei amici e che si sta insinuando nella mia mente : razionalmente, se NON VEDI, NON SAI DOVE ANDARE. Puoi fare tentativi, ma disperdi energia, non trovi direzioni, NON TI MUOVI. Il gruppo sente questo, ed è la verità. E’ il meccanismo di difesa che blocca l’azione.

Ma la mente, essendo corpo, non solo pensa : intuisce, sente. Ha altre risorse, meno logiche, più immaginali.

Cerco di stare “con me”, con il mio “grounding acquatico” ed avere ogni consapevolezza del qui e ora = mi ascolto : “In superficie c’è il caos, vai sotto, ritrova altri riferiment!”. Mi sono immersa con la ferma intenzione di seguire il mio istinto, di affidarmi al corpo, calmando le emozioni. Sott’acqua c’era la vita, la fluidità, il silenzio : il reef era una mappa chiara, percorribile. Potevo leggerla, ri-conoscerla e seguirla. Non percepivo un reale pericolo, ma sentivo cosa condividere con il resto del gruppo, la mia verità.

Riemergendo ho disposto le persone in coppia, spiegando di nuotare con calma senza forzare i movimenti, di concentrarsi sul respiro e di seguire la mia direzione, anche solo con lo sguardo. Io intendevo seguire il reef, ma sapendo tutti uniti e presenti l’uno per l’altro : così organizzati non avevo alcun dubbio sul raggiungere la riva.

Tra immersioni ed emersioni il gruppo avanza, più concentrato, silenzioso, motivato. Sotto c’è più visibilità, la corrente è meno intensa, l’acqua sembra più calda. Le boe “invisibili” in superficie hanno corde molto forti sul fondo del mare, le cerco e finalmente le trovo ! Ci siamo: ecco il varco per uscire dal reef. Evviva ! Dopo quasi un'ora di sconforto ritorna il sorriso nel mare. I piedi toccano la sabbia, tolgo tutto e corro veloce sulla spiaggia. Distendersi, respirare, ascoltare il battito cardiaco e tutto il corpo in vibrazione è un'esperienza meravigliosa!


Conclusioni al terzo e ultimo click !

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