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Il coraggio di agire: la fatica che premia


Ghepardo

Il coraggio di agire, la fatica che premia

Oggi vogliamo fare una riflessione sulla strana coppia: paura e coraggio

La paura e il coraggio sono le due facce della stessa medaglia, sono due risorse preziose in ogni momento della nostra vita: basta saperle usare e gestire.

Quasi come un paradosso possiamo affermare con forza ed evidenziare con chiarezza quanto la paura sia importante e allo stesso tempo pericolosa per il coraggio.

La paura "funzionale" alimenta il coraggio, lo fortifica, lo riempie di intelligenza e gli dà un significato vitale di spinta e energia per il cambiamento: la paura funzionale con un lavoro di consapevolezza si trasforma facilmente e immediatamente in serenità e solidità.

E' questo tipo di paura che ci fa fermare a pensare di che risorse abbiamo necessità per "volare", per "aggredire un ostacolo" o per "conquistare un sogno". E' questo tipo di paura che ci spinge alla ricerca delle risorse congruenti al nostro obiettivo e si trasforma in serenità prima e consapevolezza del coraggio dopo. E' questo tipo di paura che ci dà la solidità dell'appoggio dal quale saltare e volare: in una parola è questo tipo di paura che consolida la centratura.

La paura "sana" è però faticosa, ci costringe a riflettere, deve essere gestita e trasformata: ci obbliga ad affrontare la sfida a cercare le risorse e, soprattutto, a utilizzarle, ci mette di fronte ala responsabilità di essere protagonisti, noi stessi, della nostra vita. Ci mette anche di fronte alla possibilità di sbagliare ma allo stesso tempo ci fortifica per affrontare l'errore.

Al contrario la paura "disfunzionale" blocca l'azione, ingigantisce il problema annulla le risorse presenti e, ancor peggio, impedisce ogni ricerca di altre risorse. Questa paura però purtroppo si nasconde dietro un velo di "comodità", sfrutta la pigrizia e ci mette in uno stato di falsa accettazione di una realtà che ci fa sì soffrire ma che questa paura trasforma sa trasformare in un "minore dei mali".

Come è dolce aver paura, sembra sentirsi dire da quella voce interna che corre in aiuto a farci perdonare qualsiasi "non azione".

La paura non sana, però, è come una droga, dà sollievo i primi minuti ma poi apre le porte del baratro: il baratro dell'immobilità.

Il circolo può essere virtuoso: ci vuol coraggio per sentire la paura e trasformarla in " sana paura", e ci vuol la "sana paura" per aver coraggio.

Ma esiste anche un circolo vizioso: non ho il coraggio di sentire la mia paura, la mia paura blocca il coraggio, lo affonda in una spiaggia in apparenza assolata e dorata di pericolose sabbie mobili.

La paura fa parte di noi, osservarla significa conoscerla, conoscerla significa gestirla, gestirla significa trasformarla in coraggio, il coraggio ci regala la felicità dell'obiettivo.

Volo

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